Lucca, asportazione del rene sbagliato: chi paga i danni?

La vicenda che affrontiamo oggi si svolge all’ospedale San Luca di Lucca dove, a spese di un paziente di 60 anni, malato di tumore, si è verificata l’asportazione del rene sbagliato, quello sano.

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Come si sono svolti i fatti

L’operazione di asportazione del rene sbagliato è avvenuta il 14 aprile 2016, ma la notifica di quanto accaduto l’uomo l’ha ricevuta soltanto il 29 aprile. Infatti, per un errore diagnostico del radiologo, che ha trascritto sul referto che il tumore fosse sul rene destro anziché sul sinistro, è stato asportato l’unico rene sano. Ma le colpe non sono attribuibili soltanto al radiologo, e più avanti vedremo perché.

L’assessore regionale alla salute Stefania Saccardi si espresse così sull’accaduto:

Prendo atto con enorme dispiacere di quanto è accaduto all’ospedale di Lucca, e sono vicina al paziente e alla sua famiglia. Offriremo al paziente tutti i percorsi possibili per rimediare all’errore compiuto dai medici e prenderemo provvedimenti immediati. Ho chiesto l’immediata sospensione del chirurgo e di chi ha refertato l’esame. E attendo i risultati della commissione d’inchiesta del Centro regionale rischio clinico per adottare altri provvedimenti“.

Gli errori del radiologo e del chirurgo

Secondo le prime ricostruzioni, il radiologo Claudia Gianni, riportò erroneamente che il paziente avesse un tumore al rene destro, piuttosto che sul sinistro. Una “svista” a dir poco sconcertante. Ma non è tutto. Infatti gli accertamenti hanno dimostrato che non è stata neppure eseguita l’uretroscopia prima dell’intervento, come invece richiede il protocollo, in quanto l’esame consente di individuare la corretta localizzazione del tumore. Il chirurgo però si giustifica dicendo che l’esame non è stato portato a termine per problemi anatomici.

 

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La posizione del chirurgo

Infatti, il chirurgo urologo Stefano Torcigliani, 58 anni, che su richiesta dell’assessore regionale Saccardi è stato sospeso temporaneamente dal servizio, si giustificò così:

“Ho operato quel paziente in base al referto del radiologo che ha valutato la Tac, indicando come malato il rene destro. Io sono un urologo, non un radiologo. Non ho le competenze per mettere in discussione quel referto. E quindi ritengo di non dovermi rimproverare nulla. Eravamo in presenza di un tumore e tutti concordavano sulla necessità di operare chirurgicamente il paziente. L’intervento non ha avuto complicazioni e il paziente è stato dimesso. Il referto era esplicito: tumore della via escretrice del canale che porta urina dal rene alla vescica. Si indicava un tumore al rene destro.

Prima di effettuare l’intervento, ho tentato di effettuare un’ureteroscopia, ma non siamo riusciti a raggiungere il punto del tumore con la sonda. Questa verifica non è stata possibile. Solo il successivo esame istologico (che ha richiesto molto tempo, perché non si individuava appunto la neoplasia) ci ha fatto scoprire dopo due settimane che il rene asportato era sano. Quello da togliere era il sinistro. Certo, ora mi sento malissimo per quello che è successo. Ma sono a posto con la mia coscienza. Non mi posso rimproverare nulla. Quanto al paziente, si provvederà a un intervento conservativo sul rene rimasto, togliendo solo la parte malata. Vorrei essere io stesso a farlo, ma capisco che non è opportuno.”

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Perché si sono accorti così tardi dell’errore?

Nella nota rilasciata il 29 aprile 2016 dall’ASL, si legge:

“Ieri, un’anomalia è stata segnalata dall’Anatomia patologica ai chirurghi e alla direzione di presidio che ha provveduto subito ad attivare l’unità di crisi. Si è quindi appurato l’evento avverso e sono state avviate le verifiche del caso, compiute da un’apposita commissione che oggi ha comunicato direttamente l’evento al paziente, garantendogli anche il percorso di cura migliore e più rapido, come prevedono le procedure di gestione del rischio clinico. L’errore iniziale sarebbe stato commesso in ambito diagnostico, quindi nella fase preliminare all’intervento chirurgico. L’evento avverso non è stato poi intercettato in sede chirurgica.”

 

Il direttore sanitario dell’Azienda USL Toscana nord ovest Mauro Maccari però dichiarò:

“Casi come questi non dovrebbero mai avvenire, ma in servizi sanitari complessi ed in grado di curare patologie importanti il rischio zero non esiste.

E’ sicuramente un fatto grave, che abbiamo trattato fin dall’inizio con la consueta chiarezza e trasparenza. Nel pomeriggio di ieri (28 aprile) si erano diffuse alcune voci incontrollate, ma abbiamo potuto dare comunicazione pubblica dell’evento solo dopo le opportune verifiche e soprattutto dopo aver parlato con il paziente, che nel frattempo era tornato al proprio domicilio e che abbiamo potuto contattare solo questa mattina. Siamo vicini a lui e alla sua famiglia.”

Chi paga i danni?

Seppur le giustificazioni del chirurgo possano sembrare plausibili, le operazioni avvenute in sala operatoria sono da includere nel danno: il chirurgo avrebbe dovuto intercettare che l’indicazione del radiologo fosse errata, senza parlare del fatto che non si sia eseguita correttamente l’ureteroscopia.

La responsabilità di quanto accaduto quindi può quindi ricadere sia sul medico che ha effettuato la diagnosi, sia sul chirurgo, ma anche sulla struttura ospedaliera che risponde a titolo contrattuale dell’operato dei propri medici dipendenti, siano essi professionisti o ausiliari.

Le vittime di un errore di questo tipo possono quindi rivalersi sia sui medici che sulla struttura per ottenere il risarcimento dei danni, patrimoniali e non, che in casi simili sono ovviamente di entità molto rilevante, dato che l’asportazione dell’unico rene sano comporta per la vittima, nel migliore dei casi, la necessità di ricorrere alla dialisi per tutta la vita.

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Asportazione del rene sbagliato e risarcimento danni