Cos’è la colpa professionale, cosa si intende, in ambito medico-legale, quando si parla di responsabilità del medico, dell’equipe o della struttura?
Quando e perché la complicanza scivola nell’errore medico?
Quello della malasanità è ormai un tema ampiamente dibattuto in tutti gli ambienti, internet, radio, tv, ma anche la strada, i bar ed i mercati; un tema emerso in maniera prepotente negli ultimi anni e rispetto al quale si nota una grande confusione.
Tornando alla domanda d’esordio: cos’è la colpa professionale?
Come da manuale, la colpa professionale è determinata da un atteggiamento imperito, imprudente o negligente d’un sanitario, come anche da inosservanza di leggi, regolamenti ordini o discipline nello svolgimento della propria professione; da tale atteggiamento, attivo od omissivo e che può classicamente riguardare la fase diagnostica, prognostica o terapeutica, deve necessariamente derivare un (maggior) danno alla persona (danno biologico).
Non basta dunque la sola evidenza dell’errore (giova ripetere: per imprudenza, imperizia, negligenza od inosservanza di leggi, regolamenti ordini o discipline), ma deve identificarsi anche una danno legato alla condotta stessa del sanitario (nesso di causa materiale), la quale assume dunque valore centrico nella valutazione del singolo caso, ed è da considerarsi elemento necessario ma non sufficiente all’identificazione d’una responsabilità professionale.
Fondamentale nella caratterizzazione della colpa è anche l’evidenza che un atteggiamento diverso, considerando un sanitario di media preparazione, avrebbe potuto evitare o, quantomeno, limitare gli esiti dannosi sofferti dal paziente.