Malasanità oculistica: in che casi l’oculista deve risarcire un danno?
La legge parla chiaro: anche l’oculista deve agire secondo la “regola dell’arte”, e qualora si verifichi un caso di malasanità oculistica il medico dovrà dimostrare di non aver agito con imperizia, in maniera imprudente o con negligenza.
Infatti si è recentemente registrato un risarcimento record a seguito di un comprovato caso di malasanità oculistica: ben 510.000 € a favore di una giovane paziente, vittima di medical malpratice in ambito oftamologico.
La vittima in questione è Alba, una ragazza che nel 2000 aveva soltanto 25 anni: la giovane donna veniva sottoposta a partire da quell’anno ad una serie di interventi terapeutici e di accertamenti diagnostici presso un ospedale del centro-sud.
Purtroppo il suo percorso si è concluso con un esito tutt’altro che piacevole: la ragazza infatti ha perso completamente la vista all’occhio sinistro, oltre all’atrofia dello stesso bulbo oculare; ma ha anche riportato danni gravissimi all’occhio destro, con il risultato che la giovane vittima si è ritrovata, a soli 25 anni, quasi completamente cieca. Ovviamente la sua esistenza è stata completamente stravolta, e le sue prospettive di vita annullate, da riscrivere da capo.
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I dettagli della vicenda
Alba, a giugno del 2000, aveva riscontrato un’improvvisa riduzione della vista all’occhio sinistro.
Così si rivolse all’Ospedale di C.: la prima visita, eseguita dall’oculista di turno in quel momento, le diagnosticò un’emorragia endovitreale. Ma ad Alba venne semplicemente consigliato di attendere un eventuale riassorbimento, non le venne prescritta alcuna terapia e neppure consigliato di effettuare ulteriori controlli periodici a breve termine.
A settembre Alba venne visitata una seconda volta dallo stesso oculista, che nonostante non verificò alcun riassorbimento dell’emorragia né il recupero della vista, omise di predisporre un intervento di vitrectomia precoce con urgenza; quell’intervento necessario, infatti, venne rinviato a dicembre, 3 mesi dopo.
E non solo: alla paziente non venne effettuata neppure un’ecografia bulbare all’occhio sinistro, che avrebbe non solo escluso eventuali altre patologie, ma dato anche modo di monitorare l’evoluzione dell’emorragia vitreale.
Nel frattempo, in autunno e sempre presso lo stesso ospedale, la ragazza venne sottoposta a sedute di laserterapia all’occhio destro, per iniziale retinopatia diabetica senza fatti emorragici. Ma questi trattamenti furono effettuati senza praticare, né prima né dopo gli interventi, alcuna fluorangiografia; se l’avessero fatto si sarebbe potuta evidenziare l’eventuale presenza di aree ischemiche da trattare e/o monitorare.
A dicembre Alba venne sottoposta al primo intervento all’occhio sinistro presso lo stesso Ospedale: la ragazza non firmò alcun consenso informato relativo alla diagnosi o alla terapia programmata.
Ma quello non fu l’unico intervento al quale Alba dovette sottoporsi: vennero infatti eseguite altre operazioni sull’occhio sinistro, tra i quali un intervento di cerchiaggio e vitrectomia. L’esito fu sconvolgente: venne constatata la totale perdita della funzionalità dell’occhio nonché la paralisi del bulbo oculare, senza alcuna speranza di ripresa.
Intanto si iniziò a riscontrare anche la progressiva riduzione della funzione visiva dell’occhio destro: infatti il visus dell’occhio destro di Alba è di 1,25/10 e non è correggibile con le lenti.
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La sentenza di risarcimento danni per malasanità oculistica
Il Tribunale di Ancona ha ovviamente riconosciuto la sussistenza della responsabilità dell’Ospedale di C., con i seguenti profili di colpevolezza:
- ritardo nell’effettuazione dell’intervento di vitrectomia sull’occhio sinistro;
- mancata esecuzione di una ecografia bulbare all’occhio sinistro;
- difetto di adeguata, corretta e completa informazione in occasione dell’intervento di vitrectomia all’occhio sinistro;
- esecuzione di trattamenti laser all’occhio destro senza preventiva effettuazione di fluorangiografia.
Il risarcimento da liquidare si calcolò complessivamente 510.000,00 (di cui Euro 390.000,00 per danno non patrimoniale ed Euro 120.000,00 per danno patrimoniale da lucro cessante).
Per commisurare la liquidazione i giudici hanno, ovviamente, tenuto conto anche della componente morale del danno non patrimoniale:la vita stravolta di Alba e la grande sofferenza patita dall’affrontare la progressiva e inesorabile perdita della sua vista, fino a diventare cieca in così giovane età.
Inoltre è stata considerata l’irreversibilità della sua condizione nonché la compromissione di tutti gli aspetti significativi della sua vita. Una ragazza che a 25 anni si ritrova cieca deve riscrivere tutto da capo, con la rabbia di sapere che si sarebbe potuto evitare quell’esito tragico se i medici non fossero stati così superficiali e negligenti.
Una famiglia distrutta
Ma non basta: i giudici hanno anche tenuto conto di una componente importante. Alba era figlia unica, non per scelta. I genitori stessi si sono ritrovati privati della possibilità di vedere le aspettative sulla propria figlia realizzarsi. Genitori che sin dalla nascita si erano prodigati per garantire ad Alba tutte le cure e le attenzioni necessarie che richiedeva la sua patologia diabetica. Inoltre il padre di Alba è deceduto prematuramente e prima dell’esito del giudizio, con la desolante certezza di lasciare quell’unica figlia in quella condizione discriminante.
Alba avrà inoltre bisogno di assistenza quotidiana, avendo perso autonomia e indipendenza; non potrà più svolgere attività sportive, guardare la TV, guidare l’auto. Il sopraggiungere della cecità è senz’altro una modificazione peggiorativa della personalità e della qualità di vita dell’individuo, nonché uno sconvolgimento dei rapporti relazionali sia all’interno che all’esterno del nucleo familiare.
E per finire hanno considerato la componente estetico-fisionomica del danno e la compromissione dell’aspetto fisico, vista l’evidente atrofia del bulbo oculare sinistro.
510.000 € all’inizio dell’articolo potevano sembrare tanti, ma per una vita completamente distrutta, dopo aver letto le conseguenze di questo fatto di malasanità oculistica, appaiono quasi insufficienti.