Una donna di 42 anni è deceduta nel leccese lo scorso primo marzo per una frattura composta seguita da una presunta colpa medica .

Una donna di 42 anni è deceduta nel leccese lo scorso primo marzo per una frattura composta seguita da una presunta colpa medica . Il quadro delle responsabilità, a più di un mese di distanza, appare ancora incompleto. Infatti, nel tempo decorso dalla morte della 42enne, già due volte l’autopsia è stata rimandata a data da destinarsi: in prima istanza, per l’errata notifica a carico dell’unico medico inscritto nel registro degli indagati e, successivamente, per la presenza di un altro medico, tutt’ora ignoto, che avrebbe visitato la 42enne a pochi giorni dal decesso.
Il caso prende vita alla fine di gennaio scorso quando, la donna, T. D. S., impegnata a scendere una scalinata, cade fratturandosi il perone. Soccorsa, viene ingessata in un ospedale dell’interland leccese, prima di essere dimessa nell’arco della stessa giornata, accompagnata dalla prescrizione di una specifica cura, adatta alla condizione di sovrappeso in cui versa.
Il 21 febbraio la paziente bussa nuovamente alla porta della struttura ospedaliera, lamentando il senso di costrizione che il gesso troppo aderente le provoca. Nello stesso frangente, non le viene confermato il trattamento specifico che le era stato precedentemente prescritto. Passano pochi giorni e, improvvisamente, il primo marzo scorso, la donna viene bersagliata da vertigini e forti dolori che inducono i familiari della stessa a chiamare il 118. I sanitari intervengono tempestivamente per prelevare la donna e trasportarla in pronto soccorso. I tentativi di rianimazione durante la “corsa” sono molteplici, ma per T. D. S. non c’è niente da fare, il malessere la sottrae alla vita.
L’iter della 42enne porta i familiari a sporgere denuncia nella locale stazione dei Carabinieri, evidenziando le possibili relazioni tra le conseguenze, la cura della frattura e la morte della parente.
Più che all’applicazione del gesso, nella relazione del consulente di parte, la responsabilità potrebbe riscontrarsi nell’errata cura farmacologica utile a scongiurare la formazione di emboli.
Intanto, il registro degli indagati aspetta il nome dell’altro medico che a pochi giorni dal decesso, avrebbe visitato la donna e, sulla cui testa, penderebbe la stessa ipotesi di reato per omicidio colposo dedicata all’ ortopedico già indagato. Nel frattempo, la famiglia reclama l’autopsia sulla salma della propria cara, travolta più di un mese fa da una presunta colpa medica.

Muore dopo l’applicazione di un gesso. Colpa medica nel trattamento